Spremute di Decameron #8

È triste la storia di Gerbino narrata da Boccaccio nella quarta giornata del suo Decameron. Il suo infatti è un amore infelice, ancor di più perché spento nel momento in cui lo stava conquistando. Nipote del Re di Sicilia Guglielmo, Gerbino era un uomo bello come non si era mai visto, cresciuto con i valori più dolci e dall’animo nobilissimo. Le sue virtù e cortesia erano tali da essere conosciute molto oltre i confini della Sicilia. Un giorno vennero all’orecchio di una figlia del Re di Tunisi, della quale si diceva che fosse la fanciulla più bella e amabile di tutto il globo.

L’amore può nascere per sentito dire? Per storie raccontate? Per volti immaginati? Non si sa, ma così accadde tra Gerbino e la sua giovane. Che si facevano raccontare novelle e bellezze l’uno dell’altra dai reciproci ambasciatori. Un sentimento sincero che viaggiava con gli altri, che fluttuava tra le onde del mare che dividono Tunisia e Sicilia.

Un giorno, però, mentre i due amanti distanti pensavano a come coronare il loro amore, il Re di Tunisi promise sua figlia in moglie al Re di Granada. Sapendo però lui del desiderio che intercorreva tra sua figlia e Gerbino, prima di farla partire per la Spagna, si assicurò tramite Guglielmo che niente sarebbe successo alla nave che avrebbe portato sua figlia dal futuro marito.

Guglielmo, non sapendo del fuoco tra i due giovani, diede la sua parola, mandando un guanto alla corte dei saraceni come sua parola d’onore. Il Re di Tunisi allora predispose tutto per la partenza della figlia.Gerbino, avvisato da lei, decise di partire con i suoi uomini più valorosi alla volta della Sardegna: lì avrebbe aspettato il passaggio della nave con la sua amata.

A un certo punto la nave passò e lui incitò i suoi uomini alla battaglia promettendo loro tutti gli ori della nave: per lui contava solo il suo amore e nient’altro avrebbe voluto.Gli uomini si avviarono così alla nave. E i saraceni chiesero loro chi fossero. Una volta capito che si trattava di Gerbino, mostrarono il guanto di Guglielmo. Ma niente potè far cambiare idea al giovane siciliano, ormai determinato a portare a casa la sua donna.

Minacciò i saraceni dando fuoco a un piccolo legno portato dalla Sardegna, che accostò alla loro nave. Loro, non potendo far altro che rispondere all’attacco, portarono la giovane donna sopra coperta e, di fronte a Gerbino, la uccisero brutalmente e la buttarono in mare.Ormai disperato, Gerbino salì sulla nave e uccise tanti saraceni. Poi fece recuperare il corpo della sua donna, che seppellì a Ustica dopo un viaggio in lacrime.

Giunta voce al Re di Tunisi dell’accaduto, subito fu avvisato Re Guglielmo che, per aver infranto la sua parola data, non potè far altro che tagliare la testa al suo valoroso nipote. Ed è così che nel giro di pochi giorni Gerbino e la sua amata persero i colori della loro vita e del loro amore senza essersi mai nemmeno incontrati.Ma per gli amanti ci sarà qualcosa di più grande: sarà l’eternità della morte a tenerli uniti per sempre.

Giornata 4

Novella 4