Spremute di Decameron #7

Narra Boccaccio nel suo Decameron la storia del mercenario tedesco Gulfardo (Wolfgang) che prese soldi in prestito da Guasparruolo, per i quali non solo non pagò interessi, ma poté godere della sua moglie.E’ con questa novella che Neifile apre l’ottava giornata del Decameron.

Sotto il reggimento di Lauretta, i dieci amici narrano di uomini che imbrogliano le donne o donne che imbrogliano gli uomini. E questa prima storia ricade proprio nel primo caso.Trovatosi a Melano, Gulfardo si innamora presto di una donna che gli sembra tanto nobile e bella. Trattasi di madonna Ambruogia, moglie di Guaspuarrol Cagastraccio, un ricco mercante del luogo.

Fervente d’amore e di desiderio, Gulfardo le mandò a parlare e le chiese di essere così gentile da concedergli il suo amore. La donna rispose affermativamente, ma dando due condizioni.La prima era che nessuno sarebbe dovuto venire a sapere del loro amore caldo e nascosto. La seconda è che lei si sarebbe concessa solo in cambio di duecento fiorini d’oro, dei quali aveva gran bisogno.Gulfardo ne fu tanto disgustato, poiché la credeva donna di grandi valori e invece si vendeva semplicemente per denaro, che decise di tessere per lei una trappola.

Fingendo che l’accordo gli andasse bene, disse lei che solo un suo caro amico sarebbe stato testimone del loro amore furtivo e che tramite lui l’avrebbe dovuto avvisare per recarsi a casa sua.Lei avvisò che sarebbe stato presto, alla partenza di suo marito Guasparruolo per Genova. Nel frattempo Gulfardo tessé il suo imbroglio. Andò dal marito di lei e gli chiese in prestito duecento fiorini d’oro da pagare con interesse. Certo che glieli avrebbe restituiti, Guasparruolo glieli diede e poi partì per Genova.A quel punto Gulfardo viene avvisato di poter andare da lei.

E il primo giorno, recatosi lì col suo amico testimone, consegna a lei i duecento fiorini d’oro (quelli che aveva avuto in prestito) e dice di avvisare il marito che glieli aveva dati lui, per non destare alcun sospetto sul fatto che lei si stesse concedendo per denari.E così quella volta e tante altre volte ancora, prima del ritorno da Genova di Guasparruolo, Gulfaldo godé del corpo, del calore e delle grazie di madonna Ambruogia.

Al rientro di Guasparruolo, Gulfardo si recò a casa loro con il suo amico e disse al padrone di casa: «Messere, non avendo più bisogno dei suoi denari per un affare saltato, ho restituito fino all’ultimo fiorino a sua moglie. Cancelli, quindi, il mio debito».Madonna Ambruogia, non potendo negare di aver ricevuto il denaro, poiché lì era anche il testimone, confermò tutto. Paonazza in viso, forse, per aver capito il grande imbroglio nel quale, pensando di esser furba, si era cacciata.Il debito di Gulfardo fu cancellato e il piacere nel di lui corpo accumulato a costo zero. La donna scornata diede indietro i denari al marito. E rimase così beffata per esser stata troppo certa di poter beffare due uomini in una volta sola.

Giornata 8

Novella 1