Questa è una delle più belle novelle del Decameron. E afferisce al tema degli amori finiti bene. Boccaccio qui racconta di Federigo Degli Alberighi, un giovane famoso in tutta Firenze per la sua nobile cortesia. Si innamorò, non riamato, di una bellissima vedova, Monna Giovanna. Per corteggiarla, spese tutta la sua fortuna in feste, balli e doni. Ma fu tutto vano. La donna, che abitava a fianco a lui, non ricambiò mai il suo amore.
L’unico bene rimasto al giovane fu uno splendido falcone, col quale lui dilettava il suo tempo, procurandosi, inoltre, la selvaggina grazie alla quale garantirsi la sopravvivenza. Un brutto giorno, l’unico figlio di Monna Giovanna si ammalò, facendosi cogliere da una profondissima tristezza. Il ragazzino, però, si inebriò del falcone di Federigo, chiedendo alla madre di poter giocare con lui.
Monna Giovanna domandò così al suo spasimante un appuntamento per l’indomani a pranzo. Costui, volendo fare bella figura con la donna, e privo di qualunque altra risorsa, fu costretto, con la morte nel cuore, a uccidere il suo falcone, per offrirlo a lei come pietanza. Giunta a pranzo, la donna mangiò e parlò con lui amabilmente, rimanendo colpita da quest’uomo così profondo e sincero.
Alla fine del pasto, Federigo domandò a Monna Giovanna il motivo del suo appuntamento. E questa gli disse che l’unico divago per il suo figlio malato sarebbe stato poter giocare con quel bellissimo falcone. Federigo, con le lagrime agli occhi per l’inutile e anzi controproducente sacrificio dell’animale, le disse la verità: «Il mio adorato falcone sono stato costretto a sacrificarlo per questo pasto, non avendo io niente di meglio da offrirvi».
Solo allora la donna capì il sacrificio di quest’uomo nel nome del suo disperato amore. E la passione la travolse tutta, sino a portarselo a casa sua. Lo sposò e lo tenne sempre con sé, non potendo avere donna al mondo un più fidato cavaliere. Questa quasi fiaba racconta delle infinite peripezie dell’amore. E di come sia giusto sacrificare tutto per chi si ama, mettendo a nudo i propri sentimenti senza mai menzogna né finzione.
Giornata 5
Novella 9