Narra Boccaccio dell’infelice storia di Lisabetta e Lorenzo, lei unica sorella di ricchissimi mercanti toscani trasferiti a Messina, e lui un bellissimo ragazzo pisano loro dipendente. Guardandolo lavorare, la fanciulla si innamorò di lui, riamata. E ogni notte andava a trovarlo nella sua stanza.
Ma una sera il maggiore dei fratelli se ne accorse, assistendo a tutta la scena. L’indomani, parlandone con gli altri due, decisero un piano criminoso. Lo invitarono a una gita fuori Messina e lì, lui ignaro, lo trucidarono seppellendolo sotto la terra. Non vedendolo tornare per più giorni, la ragazza domandò ai fratelli che fine avesse fatto. E loro la schernirono.
Ma una notte l’amante le apparve in sonno, raccontandole ciò che era accaduto e indicandole il luogo della sua sepoltura. Lei lì a piedi si recò e con le mani nude scavò la terra dove era stato occultato il suo amore. Gli recise la bella testa dai cappelli arruffati e la mise in un vaso sul quale piantò basilico salernitano in grado di lenire le ferite.
Giorno e notte su quella profumata pianta spense con le lacrime i suoi occhi senza dare al vaso altra acqua che non fossero le sue lacrime. I vicini vedendo che consumava su quel basilico la sua bellezza, lo raccontarono ai fratelli. I quali per evitare che lei di dolore morisse presero il vaso e lo vuotarono facendo la macabra scoperta.
Privata anche di quella memoria, Lisabetta di amore morì. Andando così a incontrare per sempre il suo Lorenzo.In questa storia, con incredibile modernità, Boccaccio mette in contrasto fra loro le antiche regole dell’onore familiare con la violenta ma bellissima ragione dell’amore pure. Su questo scontro vince la morte e il rimpianto.Un inno alla libertà dei sentimenti.
Giornata 4
Novella 5